IL FRIARIELLO NAPOLETANO

GENERALITÀ

Il Friariello Napoletano (Brassica rapa L. subsp sylvestris L. Janc. var. esculenta Hort.) è una coltura orticola appartenente alla famiglia della Brassicaceae. 

La zona di produzione del Friariello Napoletano comprende parte del territorio di alcuni comuni della provincia di Caserta e Napoli. Le condizioni climatiche dell’area, ideali per la coltivazione del Friariello Napoletano (clima tipicamente mediterraneo caratterizzato da inverni miti e piovosi ed estati caldo-asciutte), hanno favorito la forte presenza della coltura da tempi immemorabili. Gli evidenti segni del connubio tra ambiente, tradizionalità di coltivazione e popolazione li troviamo nel gran numero di piatti a base di friarielli che caratterizzano la cucina napoletana, e nell’elevato grado di specializzazione dei produttori dell’area, con tecniche di coltivazione tramandate di generazione in generazione.

La parola “friariello” deriva dal Napoletano “friere” o “frijere” che significa friggere, ed è utilizzata per indicare la cima del broccoletto di rapa da friggere, da saltare in padella con olio bollente. Il particolare gusto aromatico, pungente e leggermente amaro è dovuto all’elevato contenuto di glucosinolati.

cenni botanici

Nome Scientifico: Brassica rapa L. subsp. Sylvestris L. Janch. Var. esculenta Hort.

Caratteristiche:

  • Pianta annuale: il ciclo va dai 3 ai 5 mesi
  • Radice: fittonante da giovane, successivamente fascicolata e superficiale
  • Foglie: elevato polimorfismo;

    le foglie basali sono larghe, ovali, intere o pennatosette, con margine seghettato (riccio) e raggiungono 80 cm di lunghezza

    le foglie più in alto possono essere intere quasi ellittiche o lirato-pennate con segmento apicale sub-rotondo espanso che può essere lungo oltre 30 cm e largo più di 25 accompagnato da 1-4 lobi laterali gradatamente più piccoli

  • Margine fogliare: da quasi intero a ondulato, crenato fino a lacerato e inciso
  • Lamina: color verde chiaro, lucida e glabra

  • Nervature: molto appariscenti e a volte di colore bianco
  • Picciolo: lunghezza variabile, a volte può superare quello della lamina, provvisto o non di ali basali irregolari larghe da 2-3 mm a 2-3 cm e lunghe fino a oltre 10 cm
  • Foglie degli steli fiorali: piccole, lanceolate- ensiformi, completamente amplessicauli, con margine intero o sub-intero e di colore verde più scuro, crenato, seghettato

  • Numero foglie: circa 10 negli ecotipi precoci e più di 30 in quelli tardivi
  • Infiorescenze: sono corimbi, sono piccole (meno di 4 cm nei tipi precoci) o medie (massimo 7 cm nei tardivi), disposte sullo stelo centrale e sui getti laterali (in particolare nei tardivi), formate da grappoli di fiori, non ancora sbocciati, racchiusi da 4-5 foglioline
  • Fiori: piccoli e gialli, formati da 4 petali

  • Frutto: siliqua contenente 10-20 semi

 

Per il Friariello Napoletano non si parla di varietà ma di ecotipi che prendono comunemente il nome dalla durata del ciclo culturale che può essere precoce, medio o tardivo (“Cinquantino”, “Sessantino”, “Novantino” e “Centoventino”) o dalla più possibile epoca di raccolta (“Marzatica”, “Aprilatica”).

Ecotipi precoci (“Cinquantino”, “Sessantino”):

  • hanno steli e infiorescenze piccoli
  • concludono il loro ciclo in quaranta/sessanta giorni
  • vengono tipicamente seminati a fine agosto e sono pronti per la raccolta nel mese di ottobre

Ecotipi a ciclo colturale intermedio (“Novantino”, “Centoventino”):

  • hanno rigogliosa massa fogliare e infiorescenza più grande
  • sono caratterizzati da un ciclo culturale da 90 a 120 giorni
  • vengono seminati a fine novembre e si raccolgono durante tutto l’inverno fino a febbraio

Ecotipi a ciclo tardivo (“Marzatica”, “Aprilatica”):

  • producono infiorescenze principali molto grandi
  • sono caratterizzati da un ciclo colturale che può superare i 150 giorni
  • si seminano a dicembre e si raccolgono durante la primavera

Tecniche di coltivazione

Prima della semina del Friariello Napoletano vanno effettuate operazioni di preparazione del terreno: si opta per una lavorazione poco profonda (massimo 40-50 cm), considerato lo scarso approfondimento dell’apparato radicale. Tale lavorazione ha lo scopo di rivoltare il terreno consentendo così di arieggiare le parti più sotterranee ed impedire altresì i ristagni idrici, che potrebbero causare marciume radicale ed altre patologie fungine. Segue eventuale concimazione e interramento di sostanza organica (non è particolarmente esigente di azoto e fosforo), uno o due erpicature ed un definitivo livellamento della superficie.

Successivamente avviene la semina che può essere a spaglio o a file. Il quantitativo di seme impiegato ad ettaro va da 5 a 8 kg. 

Il Friariello Napoletano non è una coltura particolarmente esigente di acqua: si effettua l’irrigazione per gli ecotipi precoci considerando le condizioni climatiche (scarse precipitazioni), mentre per gli ecotipi a ciclo colturale intermedio l’irrigazione è ridotta ed è quasi nulla. Gli ecotipi tardivi invece necessitano di irrigazione solo se nel periodo primaverile non risultano esserci abbastanza precipitazioni.

La coltivazione del Friariello Napoletano è tra le più sostenibili, dal punto di vista ambientale, tra le Brassiche, sia per la breve durata del ciclo colturale che per le scarse esigenze che la coltura richiede in termini di input energetici e di apporti chimici.

La raccolta del Friariello Napoletano si esegue a mano e avviene quando le infiorescenze della pianta sono completamente sviluppate e i fiori non sono ancora sbocciati. Il metodo di raccolta più diffuso prevede il taglio a un’altezza di circa 35 cm dalla parte apicale (altezza che varia a seconda che l’ecotipo sia precoce, medio o tardivo) e la formazione di mazzetti che raccolgono le infiorescenze con il fusto fino al di sotto dell’inserzione dei getti e delle infiorescenze laterali, con tutte le foglie annesse. Questo metodo però prevede un’operazione di mondatura successiva da parte di chi cucina il prodotto, quindi la parte edibile di questo prodotto è ridotta a circa il 50%. La produzione per ettaro varia da 10 a 20 tonnellate. Un altro metodo di raccolta invece prevede il taglio diretto delle cimette, comprendenti solo le infiorescenze e le foglie terminali (più tenere), rendendo così il prodotto edibile al 100%.

benefici

Il Friariello Napoletano è particolarmente ricco di glucosinolati, composti che quando masticati (si pensi agli insetti fitofagi) liberano isotiocianati e indoli dal sapore amaro o piccante, che aiutano a scoraggiare i predatori.

Isotiocianati come il sulforafano attivano percorsi antiossidanti e antinfiammatori nelle cellule, proteggendo dallo stress ossidativo e contribuendo alla prevenzione di tumori a colon, mammella, prostata, polmoni e pancreas.

Indoli come l’indolo-3-carbinolo aiutano nella regolazione degli ormoni e nella protezione contro alcuni tipi di cancro (a mammella, prostata, colon-retto, cavo orale, fegato).

L’azione combinata di isotiocianati e indoli determina detossificazione cellulare e apoptosi (morte programmata) delle cellule anomale, riducendo il rischio di sviluppo tumorale.

Flavonoidi come la quercetina neutralizzano i radicali liberi, riducendo lo stress ossidativo e sostenendo la salute del cuore.

La vitamina C rafforza il sistema immunitario, contribuisce alla sintesi del collagene e combatte i radicali liberi.

L’alto contenuto di vitamina K è cruciale per la coagulazione del sangue e il mantenimento della densità ossea, aiutando a prevenire osteoporosi.

Calcio e magnesio presenti nel Friariello Napoletano supportano la salute delle ossa e la funzione muscolare.

La vitamina A, derivata dai carotenoidi, è essenziale per la vista e la funzione immunitaria.

L’alto contenuto di fibre promuove una buona salute intestinale, aiuta a mantenere un peso sano e può ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari.